Il nuovo film dedicato alla band “Lo stato sociale”, in uscita nei cinema italiani in questi giorni, porta la firma di un regista abruzzese, Paolo Santamaria, diplomato in Reportage nella sede Abruzzo del Centro sperimentale di cinematografia e già autore di Siamo come Genova, su gli Ex-Otago.
La piazza della mia città, il titolo del lungometraggio, nelle sale italiane dal 17 settembre 2020, racconta Piazza Maggiore e la città che le si muove intorno, Bologna, attraverso testimonianze, aneddoti, curiosità e interviste a vari artisti bolognesi, tra cui Gianni Morandi, LucaCarboni, Matilda De Angelis, Luis Sal, Enrico Brizzi, gli stessi componenti de ‘Lo stato sociale’ e tanti altri.
Nella produzione del film si è impegnata, insieme a The Culture Business e Garrincha Dischi, anche la stessa società di produzione del regista che ha sede ad Avezzano. La piazza della mia città vanta inoltre una troupe tutta abruzzese: Matteo Rea, direttore della fotografia, Gianpaolo Calabrese, scenografo, Lorenzo Manfreda, effetti visivi, Dario Rosignoli, fonico di presa diretta e sound designer, Marco Anselmi come assistente al montaggio, curato invece da Luigi Cuomo, anche lui allievo diplomato al CSC Abruzzo.Il film è stato presentato il 10 settembre presso l’Arena Puccini di Bologna.
Dopo il rough cut proiettato il 12 giugno 2019, in un Biografilm Festival – International Celebration of Lives dalle mille emozioni, a distanza di un anno giunge il momento della prima assoluta.Il Covid ha ovviamente ribaltato qualsiasi programma di uscita, facendo slittare di svariati mesi la distribuzione del film, ma pazienza.Siamo al 10 Settembre.La #MostraInternazionaleDarteCinematografica ha da poco riacceso l’attenzione sul bisogno di Cinema, Nolan col suo Tenet ha rotto gli indugi provando con forza a trascinare in sala un pubblico ormai abituato a schermi casalinghi e smartphone.Io mi ritrovo catapultato nell’Arena Puccini, zona Bolognina, area periferica di Bologna a cui son particolarmente legato.In quello spazio magico la Cineteca di Bologna allestisce una rassegna di cinema all'aperto.L’Arena è sold out.Nonostante le giuste limitazioni sanitarie, percepisco fermento ed emozione, sensazioni che da tempo mi erano mancate.Così, quattro giorni dopo aver visto un capolavoro come Tenet in una sala semivuota, mi ritrovo “proiettato” dinanzi a centinaia di persone.Mi sento un privilegiato.Fortunato per aver attraversato Bologna.Fortunato per l’opportunità che Andrea ed I Wonder Pictures mi hanno concesso.Fortunato per aver conosciuto i regaz de Lo Stato Sociale nel lontano 2013.Fortunato per aver sempre sognato e lottato con Matteo, per il bene della sua Garrincha Dischi.Non ho mai amato le cerimonie, le ho sempre trovate riduttive rispetto al valore di un qualsiasi percorso.Per questo non ho pensato di invitare la mia famiglia alla proiezione, consapevole che avrebbero potuto vedere il film in una qualche sala una settimana più tardi.Tuttavia, mentre ero sul palco ad affilare due parole maldestre, scorgo in seconda fila il sorriso beffardo di mia sorella; seduti dietro di lei, a volersi mimetizzare con un travestimento improbabile fatto di mascherine e cappelli, intravedo i miei genitori. Questo è il ricordo che conserverò con orgoglio nel cuore.Ero lì, con loro, nel dopolavoro ferroviario simbolo di Bologna, a presentare il mio secondo film, il secondo lungometraggio realizzato prima dei 30 anni.E ne sono orgoglioso.Perché si, questo “mestiere” è affascinante ma non ha una strada tracciata e siamo noi con le singole scelte a definirne la direzione, passo dopo passo. Scelte che richiedono rinunce struggenti e responsabilità che devastano lo stomaco.Sopportare un figlio con tali squilibri emotivi, per due impiegati statali senza alcuna consapevole pretesa artistica, credo sia un lavoro ben più elevato.Ho visto il film dalle ultime file, la mia famiglia seduta davanti.L’applauso di fine proiezione è un regalo che dedico a loro, se lo sono meritato.Grazie,Paolo.
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